venerdì 17 ottobre 2025

Papa Leone XIV incontra le Agostiniane Recollette della Federazione del Messico

 

Se l'amore non è fuoco ogni fatica di carità è senza senso

Nel suo saluto alle Agostiniane Recollette della Federazione del Messico, il Papa rilegge in chiave contemporanea gli scritti di San Tommaso di Villanova: camminiamo verso Cristo su due vie, "servendo come Marta nelle opere di misericordia o riposando come Maria ai piedi di Gesù per contemplare la verità"

Buongiorno a tutti! Siete venuti a Roma in questo Anno Santo per vivere un momento di incontro con il Signore, che vedo vi ha riempito di gioia. San Tommaso da Villanova, commentando i soliloqui di sant’Agostino, illustra l’origine di questa gioia: «Non sei tu [Signore] una cosa e un’altra la tua ricompensa, ma sei tu stesso la ricompensa incommensurabile» ( Opere complete , II, 89).

Per incontrare il Signore nella vita che abbiamo abbracciato con tanta gioia, dobbiamo, come pellegrini, seguire un cammino. Ce ne sono molti, certo, ma tutti si riducono a due: «misericordia e verità» ( Sal 24,10). Lungo questi due cammini, camminiamo verso il Signore, servendo come Marta nelle opere di misericordia o riposando come Maria ai piedi di Gesù per contemplare la verità ( Lc 10,38-41) (cfr ibid ., VIII/2-3, 77).

Il santo Vescovo di Valencia ci dice che questa è la via indicataci dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo, la via dell’amore: «O via deliziosa dell’amore!», dice il santo. «C’è forse qualcosa di più facile, di più soave che amare? [...] La via dell’amore è molto facile, sia verso Dio sia verso il prossimo. Quanto è facile questa via! Quanto è bella e soave questa via!». Pertanto, tutti coloro che hanno raggiunto la meta «l’hanno fatto per questa via» ( ibid ., II, 247).

Questo amore non è qualcosa che si conquista con la fatica, ma si riceve come dono. San Tommaso ci dice: «Per quante cose Dio ti dia, se non ti dona il suo amore, ti ha rinnegato se stesso» ( ibid. , VIII/2-3, 107). Il nostro cammino si concretizza così a partire dal cuore: «Dio, infatti, non guarda cosa o quanto fai, ma quanto avanzi nel desiderio e nell’amore di Lui, perché, se è vero che ciascuno sarà giudicato dalle sue opere, tuttavia il peso delle opere è la carità del cuore» ( ibid. , VI, 487). Inoltre, se manca il fuoco dell’amore, il lavoro perde il suo senso e diventa «un peso per l’anima», ma «dove c’è amore non c’è tristezza» ( ibid., II, 63).

Care sorelle, invochiamo la materna protezione della Madre del Buon Consiglio e l'intercessione di san Tommaso da Villanova, che tanto amò la missione in America (cfr ibid ., III, 411), per percorrere con pazienza e coraggio questo cammino di perfezione fino alla fine (cfr ibid ., VII, 331).

martedì 14 ottobre 2025

Giubileo della vita consacrata

Giubileo della vita consacrata

 

Nello spirito del Giubileo “Pellegrini di Speranza”donne e uomini consacrati provenienti da ogni angolo del mondo si sono recati a Roma per partecipare al Giubileo della Vita Consacrata, celebrato dall’8 al 12 ottobre 2025. L’incontro è diventato un mosaico vivente di lingue, culture, carismi e forme di vita consacrata: suore e fratelli religiosi, membri di società di vita apostolica, istituti secolari, l’Ordo Virginum, uomini e donne contemplativi, eremiti e rappresentanti di nuove forme di consacrazione. Insieme, hanno offerto una luminosa testimonianza della dolce danza dello Spirito che si muove nella ricca diversità delle vocazioni della Chiesa.
 
Il Giubileo, svoltosi nell’arco di diversi giorni, è nato da una sentita collaborazione tra il Dicastero per l’Evangelizzazione — che ha organizzato i primi due giorni, accogliendo oltre 15.000 partecipanti — e il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che ha curato il programma centrale, riunendo circa 4.000 partecipanti accreditati in un clima di fede, gioia e comunione.

sabato 11 ottobre 2025

Giubileo della vita consacrata

La missione dello jobel

suor Simona Brambilla al giubileo della vita consacrata


Grazie a tutti, a tutti e grazie a padre José Enrique per questa introduzione.
Alcune parole: è bello vedere tante persone, tanti di voi consacrati in quest'aula. Vorrei davvero rivolgere a tutti e a tutte un caloroso saluto da parte del Dicastero.

 E' il terzo giorno che viviamo insieme, celebrando questo giubileo della vita consacrata. In questi giorni avete già incontrato qua e là alcuni di noi nel Dicastero, durante la veglia di preghiera in San Pietro mercoledì sera, poi durante la celebrazione eucaristica presieduta ieri mattina dal Santo Padre, durante gli incontri dei diversi gruppi e forme di vita consacrata ieri pomeriggio, durante l'animazione nelle tre piazze ieri sera e durante la messa stamattina. Oggi noi tutti del Dicastero siamo qua, in mezzo a voi, e vogliamo dirvi la nostra gioia nell'incontrarvi e nell'essere compagni di cammino.

 Oggi ci troviamo tutti assieme qui, in questa stupenda aula che ha ospitato l'Assemblea Sinodale, per riflettere, per condividere sulla speranza e per incontrare insieme tra poco il Santo Padre. Mi sembra bello evocare di nuovo in questo momento un'immagine molto pertinente al giubileo, quella dello jobel, cioè quel suono dello strumento che nella tradizione ebraica viene utilizzato per annunciare l'inizio dell'anno giubilare. E' il corno di montone questo strumento, il shofar, e dal nome di questo suono del corno, jobel, sembra derivare il termine giubileo.

 Il suono dello jobel annuncia diverse feste, tra cui quella del giorno dell'espiazione, lo Yom Kippur. E questa festa ricorre ogni anno, ma assume un significato particolare quando coincide con l'inizio dell'anno giubilare. Nella Bibbia troviamo vari riferimenti al giubileo che doveva essere convocato ogni 50 anni perché era l'anno in più da vivere ogni sette settimane di anni.

 Anche se difficile da realizzare, il giubileo era proposto come occasione nella quale ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e con il creato. E comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni alienati e il riposo della terra. Nell'immagine dello jobel possiamo intravedere la missione nostra, la missione della vita consacrata: essere un canale vivente attraverso il quale il soffio di Dio passa, attraverso il quale Dio soffia la sua melodia, annunciando una trasformazione nel segno di relazioni giuste, rispettose e feconde con Dio, tra noi e col creato.

 E nel segno della riconciliazione, del perdono, della restituzione e della riparazione è Dio con il suo soffio che compie questa trasformazione. A noi tocca essere semplici canali, canali vuoti, viventi, liberi, liberi da tutto ciò che non è Dio.

 Per lasciare che lui, Dio, ci riempia, ci riempia della sua melodia. E questa melodia arrivi al cuore della persona e al cuore del creato. Guardandoci notiamo quanto siamo diversi, persone diverse, provenienze, culture, esperienze ecclesiali diverse, diverse forme di vita consacrata, diversi carismi.

 Sì, siamo come tanti Jobel diversi, ognuno con il suo suono unico e irripetibile. Allora l'immagine dell'orchestra, che era un'immagine cara al Santo Padre Francesco, può trovare in noi un'applicazione vivace. Papa Francesco diceva così: una sinfonia vive nella sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti. Ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte tutto l'insieme. La diversità è necessaria, è indispensabile, ma ogni suono deve concorrere al disegno comune. Il Santo Padre continuava: e per questo è fondamentale l'ascolto reciproco. Ogni musicista deve ascoltare gli altri. Se uno ascoltasse solo se stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia. E lo stesso avverrebbe se una sezione dell'orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come se fosse il tutto.

 Fino a qui, Papa Francesco. Ecco, noi siamo qui per suonare assieme, per suonare assieme la sinfonia del Giubileo della Speranza. Come jobel, come canali vuoti e diversi, canali del soffio di Dio.

 Allora buon ascolto, buona musica, seguendo lo spartito che lo Spirito oggi ci rivelerà. Grazie, grazie a tutti e a tutte di essere qui.

venerdì 10 ottobre 2025

Giubileo della vita consacrata

 

La prefetta Brambilla: I consacrati siano tracciatori di sentieri nella Chiesa sinodale e missionaria

di Sara Fornaro


Suor Brambilla, prefetta del Dicastero per la vita consacrata: «Vogliamo davvero rispondere all’invito del Santo Padre a diventare “esperti di sinodalità”, coltivando l’unità, il perdono chiesto, dato e ricevuto, distaccandoci da tutto ciò che divide, da ogni forma di autoreferenzialità, chiusura e rigidità».

«L’incontro di oggi dei consacrati e consacrate con papa Leone XIV è iniziato nel segno di una grande cordialità: il Santo Padre è stato accolto in Aula Paolo VI da canti festosi, da applausi, da espressioni di riconoscenza affettuosa da parte dei circa 4 mila consacrati e consacrate presenti. E Lui così si è espresso: “Vi accolgo con un abbraccio che parte dal cuore e che desidero arrivi fino agli angoli più remoti della terra, dove so di potervi trovare”». Per suor Simona Brambilla, prefetta del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, «il cuore ha fatto davvero da protagonista nell’incontro. Il Santo Padre infatti che ha invitato a “ritornare al cuore”, come quel luogo dove è custodita quella scintilla di luce che ha animato e anima la nostra storia, luogo nel quale coltiviamo la comunione con Dio, ove mettono le radici i migliori frutti di bene».

Per la prefetta, che è stata sul palco con il papa ed è stata accolta con un caloroso applauso e grande affetto dalla platea, «l’immagine della luce custodita nel cuore e messa in connessione con altre luci è stata particolarmente suggestiva: noi consacrati e consacrate non possediamo la Luce. Ne siamo umile riflesso ed espressione, siamo “piccole luci”, che uniti a Gesù, Luce del mondo, e in Lui tra noi, possiamo tracciare un sentiero luminoso. Tracciatori di sentieri: è una bella immagine per noi consacrati nella chiesa sinodale e missionaria, una Chiesa che vuole camminare assieme, come Popolo di Dio inviato in missione, ad annunciarlo, ad essere riflesso umile della Sua Luce».

Il Santo Padre, aggiunge suor Brambilla, «ha voluto invitarci a riflettere sulla sinodalità, vista come “domestico dialogo”intenso e familiare. Ci ha affidato in modo speciale questo “domestico dialogo” per “un continuo rinnovamento del Corpo di Cristo nelle relazioni, nei processi, nei metodi”, coltivando “l’ascolto reciproco, la partecipazione, la condivisione di opinioni e capacità, la ricerca comune di cammini secondo la voce dello Spirito”».

Parlando a nome del Dicastero che guida e dei consacrati, la prefetta spiega che «vogliamo davvero rispondere a questo invito del Santo Padre a diventare “esperti di sinodalità”, coltivando l’unità, il perdono chiesto, dato e ricevuto, distaccandoci da tutto ciò che divide, da ogni forma di autoreferenzialità, chiusura e rigidità, consapevoli che la nostra speranza non si radica nel potere, nella imponenza, nella visibilità, “non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia e per il quale nulla è impossibile”».

Tra le migliaia di consacrati presenti c’era anche Giuseppina Di Leone, consacrata nel mondo, impiegata presso la Fondazione Antiusura “Don Carlo De Cardona” di Cosenza. Il prossimo anno festeggerà i 25 anni di consacrazione. Una scelta fatta da ragazza, quando era fidanzata e si interrogava sul futuro e si chiedeva se la vocazione matrimoniale fosse davvero la sua strada. Cresciuta in una famiglia dalla fede salda, dopo una “ribellione” avvenuta nell’adolescenza, Giuseppina si era poi riavvicinata alla fede. «Gesù – racconta – è sempre stato mio amico».

Verso i 17 anni mi sono resa conto che eravamo passati «da un’amicizia ad un fidanzamento». Dopo un lungo discernimento, Giuseppina è stata consacrata nell’antico Ordo Virginum, l’Ordine delle vergini, ripristinato nel 1970 da papa Paolo VI. Una scelta, spiega, compiuta soprattutto per i due principi che lo caratterizzano: «la sponsalità, l’essere immagine della Chiesa Sposa, restando radicata nella Diocesi, camminando insieme a tutto il popolo di Dio e condividendo le gioie e le fatiche di tutti».

Giuseppina ha deciso di venire a Roma per il giubileo per «un’esigenza personale di allargare un po’ gli orizzonti rispetto a quello che vivo nella mia quotidianità» e anche per la possibilità di «poterci incontrare con altre forme di vita consacrata insieme alle stesse amiche con cui vivo il quotidiano, in un evento di questa portata». Per Giuseppina il messaggio del papa «è stato confortante. È stato un invito e una provocazione molto forte a rimanere radicati in Cristo, con lo sguardo all’interiorità, a lasciarci incontrare per poter incontrare anche gli altri, continuando a camminare con chi incrociamo sul nostro cammino alla pari, riconoscendo la la dignità reciproca e il dono che ognuno ha, sentendosi più consapevoli del dono ricevuto e cioè dell’incontro con Gesù Cristo e della possibilità di condividerlo con gli altri».


Giubileo della vita consacrata

 INCONTRO CON I PARTECIPANTI AL GIUBILEO DELLA VITA CONSACRATA

DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV  

Aula Paolo VI
Venerdì, 10 ottobre 2025



Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
La pace sia con voi!
 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Sono contento di trovarmi con voi, che rappresentate tutti i consacrati e le consacrate del mondo, in questa settimana del vostro Giubileo a Roma. Vi accolgo con un abbraccio che parte dal cuore e che desidero arrivi fino agli angoli più remoti della terra, dove so di potervi trovare. In particolare, ricordando ciò che già vi disse Papa Francesco, voglio a mia volta dichiararvi che la Chiesa ha bisogno di voi e di tutta la diversità e la ricchezza delle forme di consacrazione e di ministero che rappresentate (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Vita Consacrata, 2 febbraio 2023).

Con la vostra vitalità e con la testimonianza di una vita dove Cristo è il centro e il Signore, voi potete contribuire a “svegliare il mondo” (cfr Francesco, Lett. ap. a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, 21 novembre 2014, II, 2). Questo lo abbiamo sentito stamattina: che potete svegliare il mondo! In questo senso, va sempre ribadito quanto sia importante per tutti voi essere radicati in Cristo. Solo in questo modo, infatti, potrete compiere la missione in modo fecondo, vivendo la vocazione come parte della meravigliosa avventura di seguire più da vicino Gesù (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Perfectae caritatis, 1). Uniti a Lui, e in Lui tra di voi, le vostre piccole luci diventano come il tracciato di un sentiero luminoso nel grande progetto di pace e di salvezza che Dio ha sull’umanità. Per questo motivo, a voi, figlie e figli di Fondatori e Fondatrici, rivolgo una calorosa esortazione a “ritornare al cuore”, come il luogo in cui riscoprire la scintilla che ha animato gli inizi della vostra storia, consegnando a chi vi ha preceduto una missione specifica che non passa e che oggi vi è affidata. È infatti nel cuore che si produce la «paradossale connessione tra la valorizzazione di sé e l’apertura agli altri, tra l’incontro personalissimo con sé stessi e il dono di sé agli altri» (Francesco, Lett. enc. Dilexit nos, 18). È nell’interiorità, coltivata nella preghiera e nella comunione con Dio, che mettono le radici i migliori frutti di bene secondo l’ordine dell’amore, nella piena promozione dell’unicità di ciascuno, nella valorizzazione del proprio carisma e nell’apertura universale della carità.



Vi siete preparati a queste giornate con un lungo cammino, nei vostri Paesi, all’interno dei vostri Istituti, Società e Associazioni, dentro le varie Conferenze, ispirati dal motto: “Pellegrini di speranza, sulla via della pace”. C’è un bisogno profondo di speranza e di pace che abita il cuore di ogni uomo e donna del nostro tempo e voi, consacrate e consacrati, volete farvene portatori e testimoni con la vostra vita, come divulgatori di concordia attraverso la parola e l’esempio, e prima ancora come persone che portano in sé, per grazia di Dio, l’impronta della riconciliazione e dell’unità. Solo così potrete essere, nei vari ambienti in cui vivete e operate, costruttori di ponti e diffusori di una cultura dell’incontro (cfr Francesco, Lett. enc. Fratelli tutti, 215), nel dialogo, nella conoscenza reciproca, nel rispetto per le differenze, con quella fede che vi fa riconoscere in ogni essere umano un solo volto sacro e meraviglioso: quello di Cristo.

Ieri sera molti di voi sono entrati in dialogo con la città di Roma in alcune piazze, con momenti di condivisione, fraternità e testimonianza attorno a temi importanti, come l’impegno per la fraternità universale, l’attenzione per le persone più povere, la cura del creato. Sono punti focali che parlano del vostro impegno quotidiano a creare e promuovere ambienti e strutture di fraternità, dove sia vinta la povertà, sia messa al centro la dignità della persona umana e si dia ascolto al grido della “casa comune”. Si tratta di ambiti di servizio per i quali nei secoli la vita consacrata ha sempre manifestato un interesse e una cura speciale e nei cui confronti, ancora oggi, il vostro agire nascosto di ogni giorno testimonia un’attenzione privilegiata. Continuate a fare così: a farvi custodi e promotori di questa grande tradizione, per il bene dei fratelli!



Vorrei però invitarvi a riflettere su un’altra tematica importante per la Chiesa del nostro tempo: quella della sinodalità, esortandovi a rimanere fedeli al cammino che in questa direzione tutti stiamo percorrendo. San Paolo VI ne parlava in termini bellissimi. Scriveva: «Quanto lo vorremmo godere in pienezza di fede, di carità, di opere questo domestico dialogo; quanto lo vorremmo intenso e familiare! quanto sensibile a tutte le verità, a tutte le virtù, a tutte le realtà del nostro patrimonio dottrinale e spirituale! quanto sincero e commosso nella sua genuina spiritualità! quanto pronto a raccogliere le voci molteplici del mondo contemporaneo! quanto capace di rendere i cattolici uomini veramente buoni, uomini saggi, uomini liberi, uomini sereni e forti!» (Lett. enc. Ecclesiam suam, 6 agosto 1964, 117). È la descrizione di una missione entusiasmante: un “domestico dialogo” che oggi è affidato anche a voi, anzi a voi in modo speciale, per un continuo rinnovamento del Corpo di Cristo nelle relazioni, nei processi, nei metodi. La vostra vita, il modo stesso in cui siete organizzati, il carattere di fatto frequentemente internazionale e interculturale dei vostri Istituti, vi pongono infatti in una condizione privilegiata per poter vivere quotidianamente valori come l’ascolto reciproco, la partecipazione, la condivisione di opinioni e capacità, la ricerca comune di cammini secondo la voce dello Spirito.

Di tutto ciò la Chiesa oggi vi chiede di essere testimoni speciali nelle diverse dimensioni della vostra vita, in primo luogo camminando in comunione con tutta la grande famiglia di Dio, sentendola come Madre e Maestra, condividendo in essa la gioia della vostra vocazione e anche, dove necessario, superando divisioni, perdonando ingiustizie subite, chiedendo perdono per le chiusure dettate dall’autoreferenzialità. Lavorate a diventare, giorno per giorno, sempre più “esperti di sinodalità”, per esserne profeti al servizio del popolo di Dio.

Per finire, vorrei rivolgervi un invito a guardare al domani con serenità e fiducia, e a non aver timore di fare scelte coraggiose. Vorrei richiamare, in proposito, ciò che Papa Francesco scriveva nella Lett. ap. a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata. La nostra speranza, scriveva, «non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia (cfr 2Tm 1,12) e per il quale «nulla è impossibile» (Lc 1,37). È questa la speranza che non delude e che permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivere una grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere rivolto lo sguardo, coscienti che è verso di esso che ci spinge lo Spirito Santo per continuare a fare con noi grandi cose» (n. 3). E aggiungeva: «Scrutate gli orizzonti della vostra vita e del momento attuale in vigile veglia» (ibid.).

Carissime, carissimi, continuate con questa fiducia il vostro cammino! Vi ringrazio della vostra fedeltà e del bene grande che fate nella Chiesa e nel mondo. Vi prometto un ricordo speciale nella preghiera e vi benedico di cuore! Grazie.

giovedì 9 ottobre 2025

L'omelia di Papa Leone XIV pronunciata durante la Santa Messa in occasione del Giubileo della Vita Consacrata


 

Santa Messa presieduta da Papa Leone XIV per il giubileo della vita consacrata


 

Giubileo della Vita Consacrata: Santa messa in piazza san Pietro

 

Il Papa ai religiosi: spogliatevi di tutto per testimoniare il primato di Dio

Nell'omelia della messa celebrata in piazza San Pietro in occasione del Giubileo della vita consacrata, Leone XIV si sofferma sui tre verbi proposti dal Vangelo di Luca: “chiedere”, “cercare” e “bussare”: abbiate “slanci generosi di carità", come è avvenuto nella vita dei fondatori e fondatrici, uomini e donne innamorati di Cristo e per questo pronti a farsi "tutto per tutti"


Gianluca Biccini – Città del Vaticano
Essere, col vostro spogliarvi di tutto, testimoni viventi del primato di Dio nella vostra esistenza, aiutando più che potete anche i fratelli e le sorelle che incontrate a coltivarne l’amicizia
È un compito esigente quello che la Chiesa affida alle religiose e ai religiosi di tutto il mondo, ma il Signore ricambia “con tanta bellezza e ricchezza” chi decide di impegnarsi a farne la bussola del proprio agire. Leone XIV lo ricorda stamane, 9 ottobre, ai 30mila partecipanti al Giubileo della vita consacrata, durante la messa presieduta per loro in una Piazza San Pietro scaldata dal tiepido sole di ottobre.

Il giubileo dedicato alla vita consacrata

Uomini e donne di differenti origini, ceti sociali, lingue e nazionalità, impegnati in vari campi di apostolato, ma accomunati da un unico intento, seguire Cristo sulla via dei consigli evangelici, si stanno ritrovando in questi giorni a Roma da cento Paesi del mondo, per vivere insieme un tempo di grazia e di comunione nell’Anno Santo. E la celebrazione dell’Eucaristia con il Pontefice rappresenta il momento culminante di tutto il programma elaborato dal Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (Divcsva), insieme con il Dicastero per l’Evangelizzazione, responsabile dell’organizzazione degli eventi del Giubileo della speranza.

"Abbandonarsi come bambini"

Superiori e semplici religiosi e religiose, monaci e contemplative, membri degli istituti secolari e dei “nuovi istituti”, appartenenti all’Ordo virginum, eremiti, ciascuno con la propria storia personale dopo aver varcato le Porte sante delle Basiliche papali e essersi accostati al Sacramento della riconciliazione, si ritrovano oggi ad ascoltare in silenzio l’omelia del Pontefice, un consacrato proprio come loro, da quando il 29 agosto 1981 ha emesso i voti solenni nell’Ordine di Sant’Agostino. “Segno profetico” di misericordia il vescovo di Roma definisce tale scelta di vita, perché la professione dei consigli evangelici “è abbandonarsi come bambini tra le braccia del Padre”.

Chiedere, cercare, bussare

Alla presenza delle religiose Simona Brambilla, missionaria della Consolata, Tiziana Merletti, delle Suore francescane dei poveri, e Carmen Ros Nortes, delle Suore di Nostra Signora della Consolazione,  e del claretiano Aitor Jiménez Echave, rispettivamente prefetta, segretario e sottosegretari del Dicastero, insieme con Leone XIV concelebrano tra gli altri i cardinali Ángel Fernández Artime, salesiano pro-prefetto del Divcsva, e Mauro Gambetti, francescano conventuale, arciprete della Basilica vaticana. Commentando il brano del Vangelo di Luca proposto dalla liturgia, Papa Leone rilancia i tre verbi della preghiera: “Chiedere”, “cercare”, “bussare”.

Sono atteggiamenti familiari per voi, abituati… a domandare senza pretendere, docili all’azione di Dio. “Chiedere”, infatti, è riconoscere, nella povertà, che tutto è dono… e di tutto rendere grazie; “cercare” è aprirsi, nell’obbedienza, a scoprire ogni giorno la via da seguire nel cammino della santità, secondo i disegni di Dio; “bussare” è domandare e offrire ai fratelli i doni ricevuti con cuore casto, sforzandosi di amare tutti con rispetto e gratuità

"Luce che va oltre lo spazio"

Esortando quindi i presenti a fare memoria della gratuità” della loro vocazione, “cominciando dalle origini delle congregazioni” di appartenenza “fino al momento presente”, Leone XIV li invita “a guardare a ritroso” per poter riportare “alla mente e al cuore quanto il Signore ha compiuto, negli anni, per moltiplicare i talenti, per accrescere e purificare la fede, per rendere più generosa e libera la carità”. Nella consapevolezza che “a volte ciò è avvenuto in circostanze gioiose, altre volte per vie più difficili, magari attraverso il crogiolo misterioso della sofferenza”. Citando a più riprese la costituzione dogmatica conciliare Lumen gentium, ma anche il suo sant’Agostino, il Papa ripropone la descrizione della presenza di Dio nell’esistenza del vescovo di Ippona.

Parla di una luce che va oltre lo spazio, di una voce non travolta dal tempo, di un sapore mai guastato dalla voracità, di una fame mai spenta dalla sazietà.

Farsi "tutto per tutti"

Del resto, osserva il Pontefice, “la storia ci insegna che da un’autentica esperienza di Dio scaturiscono sempre slanci generosi di carità, come è avvenuto nella vita dei vostri fondatori e fondatrici, uomini e donne innamorati del Signore e per questo pronti a farsi "tutto per tutti", senza distinzioni, nei modi e negli ambiti più diversi”. Leone XIV si dice anche consapevole del rischio che si può correre di una vera e propria “paralisi dell’anima”, per cui si finisce con l’accontentarsi “di una vita fatta di istanti sfuggenti, di relazioni superficiali e intermittenti, di mode passeggere… che lasciano il vuoto nel cuore”; perché – chiarisce – “per essere veramente felice, l’uomo ha bisogno di esperienze d’amore consistenti, durature, solide”. E in tal senso le religiose e i religiosi, con il loro esempio, “come gli alberi rigogliosi di cui abbiamo cantato nel Salmo responsoriale” possono “diffondere nel mondo l’ossigeno di tale modo di amare”.

Fare tesoro dei doni del Signore

Infine la riflessione del Papa vira verso la “dimensione escatologica della vita cristiana, che ci vuole impegnati nel mondo, ma al tempo stesso costantemente protesi verso l’eternità”. Secondo Leone XIV si tratta di un invito per la vita consacrata “ad allargare il chiedere, il cercare e il bussare della preghiera all’orizzonte eterno che trascende le realtà di questo mondo, per orientarle alla domenica senza tramonto”. Da qui la consegna conclusiva a fare tesoro dei doni ricevuti dal Signore e a coltivarli, come scrisse san Paolo VI nell’esortazione apostolica del 1971 Evangelica testificatio.

Conservate la semplicità dei «più piccoli» del vangelo. Sappiate ritrovarla nell’interiore e più cordiale rapporto con Cristo, o nel contatto diretto con i vostri fratelli. Conoscerete allora «il trasalir di gioia per l’azione dello Spirito santo», che è di coloro che sono introdotti nei segreti del regno. Non cercate di entrare nel numero di quei "saggi ed abili" […] ai quali tali segreti sono nascosti. Siate veramente poveri, miti, affamati di santità, misericordiosi, puri di cuore, quelli grazie ai quali il mondo conoscerà la pace di Dio.

Al termine della celebrazione il Pontefice è salito sulla papamobile, facendo un lungo giro tra i fedeli raccolti in piazza San Pietro.

mercoledì 8 ottobre 2025

Al via il Giubileo della Vita consacrata, Brambilla: tanti carismi uniti dall'amore

È iniziato oggi, mercoledì 8 ottobre, l'evento dell'Anno Santo che riunisce a Roma oltre 16 mila religiosi e religiose, consacrati e consacrate fino a domenica 12 ottobre. Questa sera la veglia nella Basilica Vaticana; domani mattina Leone XIV presiederà una Messa in Piazza San Pietro

Vatican News 

Sentono il richiamo dello yobel, il corno di montone utilizzato nella tradizione ebraica per annunciare l’inizio dell’Anno Santo, i consacrati e le consacrate che da oggi sono a Roma per il loro Giubileo. Lo spiega la prefetta suor Simona Brambilla sui social media del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (Divcsva), introducendo l’appuntamento che da oggi, mercoledì 8 ottobre, fino a domenica 12 prevede un fitto calendario di incontri e celebrazioni. 


"È un’immagine bella per noi consacrati, quella del corno, uno strumento vuoto che si lascia riempire da un soffio, da un soffio che produce una melodia", prosegue la missionaria della Consolata. «Ed eccoci qui, come tanti strumenti diversi - per ricordare un’immagine del Santo Padre Francesco - uniti in un’orchestra per alimentare insieme una sinfonia, nella diversità e nella unità di una stessa sinfonia». 

Il Giubileo della vita consacrata si è aperto nella tarda mattinata di oggi, con i pellegrinaggi alle Porte Sante, proseguendo alle 19 con la veglia di preghiera guidata nella basilica Vaticana dal cardinale salesiano Ángel Fernández Artime, pro-prefetto del Dicastero. Per l’appuntamento, che domani prevede alle 10.30 la messa presieduta da Leone XIV, sono attesi nell’Urbe oltre 16 mila pellegrini, tra cui religiosi e religiose, membri degli istituti secolari e dell’Ordo virginum, da circa cento Paesi. "Una diversità straordinaria di provenienze, esperienze ecclesiali, carismi e forme di vita consacrata", conclude la religiosa.

Giubileo della vita consacrata

 

martedì 7 ottobre 2025

GIUBILEO DELLA VITA CONSACRATA

 

A Roma oltre 16 mila pellegrini

Religiosi e religiose, monaci e contemplative, eremiti tra coloro che parteciperanno all'evento giubilare dall'8 al 12 ottobre. Veglia di preghiera il primo giorno in San Pietro, giovedì la Messa con il Papa, poi i Dialoghi in città in alcune piazze della capitale, gli incontri sui temi della speranza e della pace in Aula Paolo VI. A chiudere, preghiera nella Basilica di San Paolo fuori le mura

da Vatican News

Oltre 16 mila pellegrini saranno da domani, mercoledì 8 ottobre, a Roma per celebrare il Giubileo della Vita Consacrata. Tra questi, religiosi e religiose, monaci e contemplative, membri degli istituti secolari, appartenenti all’Ordo virginum, eremiti, membri appartenenti alle “Nuove Forme” di vita consacrata. Circa un centinaio i Paesi rappresentati durante l'evento organizzato in collaborazione con il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, di cui delegazioni numerose da Italia, Polonia, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Croazia, Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Messico, Colombia, El Salvador, Filippine, India, Corea del Sud, Indonesia, Nigeria, Congo.

La Messa con il Papa

L’evento giubilare inizierà mercoledì 8 ottobre con alcuni eventi a cui tutti potranno partecipare: i pellegrinaggi alle Porte Sante, tra le 13 e le 17 e, a seguire, alle ore 19, si terrà una Veglia di preghiera presieduta dal cardinale Ángel Fernández Artime, SDB, oro-prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, nella Basilica di San Pietro. Giovedì 9 ottobre, poi, alle 10.30 si terrà per tutti la Messa in piazza San Pietro, presieduta da Papa Leone XIV. C'è poi l'iniziativa dei Dialoghi con la città, la sera del 9 ottobre, in diverse piazze di Roma: in piazza dei Mirti l’incontro a tema Impegno verso gli "ultimi" – Ascoltare il grido dei poveri, in piazza Don Bosco l’incontro «Cura e custodia del creato – Tutela dell’ambiente» e in piazza Vittorio Emanuele l’incontro Fraternità universale – Solidarietà.

Le iniziative

Dal pomeriggio di giovedì 9 ottobre, si svolgeranno alcune iniziative a cura del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica per i 4000 pellegrini accreditati a questi eventi. Dalle 15.00 alle 17.30 avranno luogo incontri di riflessione divisi per forme di vita consacrata: in Aula Paolo VI gli Istituti religiosi, all’Università Urbaniana gli Istituti contemplativi, all’Università Santa Croce gli Istituti secolari, nell'Aula Nuova del Sinodo le consacrate dell’Ordo Virginum, nell’Aula della Curia generale dei Gesuiti le “Nuove Forme” di vita consacrata, nella Sede UISG le Società di vita apostolica. L’evento giubilare proseguirà venerdì 10 ottobre con una mattinata di ascolto e riflessione sul tema della “Speranza”, dalle 8.00 alle 12 in Aula Paolo VI, con la celebrazione eucaristica, l’intervento di padre Giacomo Costa SJ, consultore della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, e l’incontro con il Papa. Dalle 15.30 alle 18.30 sarà possibile partecipare a una “Conversazione spirituale”, sempre divisi per forme di vita, negli stessi luoghi degli eventi di giovedì 6 ottobre. La sera, dalle 20.00 alle 21.00, si terrà un momento di preghiera nella città aperto a tutti, nelle diverse lingue, animato da consacrati e consacrate: in italiano nella chiesa di Santa Maria in Via, in inglese nella chiesa di San Silvestro, in francese nella chiesa di San Luigi dei Francesi, in portoghese nella chiesa di Sant’Andrea della Valle, in spagnolo nella basilica di Santa Maria Sopra Minerva. Sabato 11 ottobre, si prosegue con un incontro alle ore 8.00 in Aula Paolo VI sul tema della “Pace”, per i partecipanti accreditati.

Dopo la Messa, ci sarà l’intervento di suor Teresa Maya, CCVI, ex presidente della Conferenza di Superiore Maggiori LCWR. A seguire, dopo il pranzo offerto dal Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, dalle 14.30 alle 17.00 si terranno, sempre in Aula Paolo VI, workshops su tecniche di mediazione e di gestione dei conflitti, a cura dell’equipe di padre David McCallum SJ, direttore del Discerning Leadership Program e membro della Commissione Metodologica della Segreteria del Sinodo dei Vescovi. Il Giubileo si concluderà, poi, con un momento di preghiera nella basilica di San Paolo fuori le mura, aperto a tutti, dalle 19.00 alle 21.00, con attraversamento della Porta Santa. Domenica 12 ottobre, i pellegrini parteciperanno alla S. Messa in Piazza S. Pietro per il Giubileo della Spiritualità Mariana.