La missione dello jobel
suor Simona Brambilla al giubileo della vita consacrata
Grazie
a tutti, a tutti e grazie a padre José Enrique per questa introduzione.
Alcune
parole: è bello vedere tante persone, tanti di voi consacrati in quest'aula.
Vorrei davvero rivolgere a tutti e a tutte un caloroso saluto da parte del
Dicastero.
E' il terzo
giorno che viviamo insieme, celebrando questo giubileo della vita consacrata.
In questi giorni avete già incontrato qua e là alcuni di noi nel Dicastero,
durante la veglia di preghiera in San Pietro mercoledì sera, poi durante la
celebrazione eucaristica presieduta ieri mattina dal Santo Padre, durante gli
incontri dei diversi gruppi e forme di vita consacrata ieri pomeriggio, durante
l'animazione nelle tre piazze ieri sera e durante la messa stamattina. Oggi noi
tutti del Dicastero siamo qua, in mezzo a voi, e vogliamo dirvi la nostra gioia
nell'incontrarvi e nell'essere compagni di cammino.
Oggi
ci troviamo tutti assieme qui, in questa stupenda aula che ha ospitato
l'Assemblea Sinodale, per riflettere, per condividere sulla speranza e per
incontrare insieme tra poco il Santo Padre. Mi sembra bello evocare di nuovo in
questo momento un'immagine molto pertinente al giubileo, quella dello jobel,
cioè quel suono dello strumento che nella tradizione ebraica viene utilizzato
per annunciare l'inizio dell'anno giubilare. E' il corno di montone questo
strumento, il shofar, e dal nome di questo suono del corno, jobel, sembra
derivare il termine giubileo.
Il
suono dello jobel annuncia diverse feste, tra cui quella del giorno
dell'espiazione, lo Yom Kippur. E questa festa ricorre ogni anno, ma assume un
significato particolare quando coincide con l'inizio dell'anno giubilare. Nella
Bibbia troviamo vari riferimenti al giubileo che doveva essere convocato ogni
50 anni perché era l'anno in più da vivere ogni sette settimane di anni.
Anche se difficile da realizzare, il giubileo era proposto come occasione nella
quale ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e
con il creato. E comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni
alienati e il riposo della terra. Nell'immagine dello jobel possiamo
intravedere la missione nostra, la missione della vita consacrata: essere un
canale vivente attraverso il quale il soffio di Dio passa, attraverso il quale
Dio soffia la sua melodia, annunciando una trasformazione nel segno di
relazioni giuste, rispettose e feconde con Dio, tra noi e col creato.
E nel
segno della riconciliazione, del perdono, della restituzione e della
riparazione è Dio con il suo soffio che compie questa trasformazione. A noi
tocca essere semplici canali, canali vuoti, viventi, liberi, liberi da tutto
ciò che non è Dio.
Per
lasciare che lui, Dio, ci riempia, ci riempia della sua melodia. E questa
melodia arrivi al cuore della persona e al cuore del creato. Guardandoci
notiamo quanto siamo diversi, persone diverse, provenienze, culture, esperienze
ecclesiali diverse, diverse forme di vita consacrata, diversi carismi.
Sì,
siamo come tanti Jobel diversi, ognuno con il suo suono unico e irripetibile.
Allora l'immagine dell'orchestra, che era un'immagine cara al Santo Padre
Francesco, può trovare in noi un'applicazione vivace. Papa Francesco diceva
così: una sinfonia vive nella sapiente composizione dei timbri dei diversi
strumenti. Ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun
altro, a volte tutto l'insieme. La diversità è necessaria, è indispensabile, ma
ogni suono deve concorrere al disegno comune. Il Santo Padre continuava: e per
questo è fondamentale l'ascolto reciproco. Ogni musicista deve ascoltare
gli altri. Se uno ascoltasse solo se stesso, per quanto sublime possa essere il
suo suono, non gioverà alla sinfonia. E lo stesso avverrebbe se una sezione
dell'orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come
se fosse il tutto.
Fino a
qui, Papa Francesco. Ecco, noi siamo qui per suonare assieme, per suonare
assieme la sinfonia del Giubileo della Speranza. Come jobel, come canali vuoti
e diversi, canali del soffio di Dio.
Allora buon ascolto, buona musica, seguendo lo spartito che lo Spirito oggi ci
rivelerà. Grazie, grazie a tutti e a tutte di essere qui.
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