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venerdì 11 aprile 2025

Vocazione

 

Elisa, 25 anni, entra in convento: "Un richiamo all'amore di Dio"

Il Lunedì dell'Angelo, la giovane di San Fortunato della Collina, inizia il cammino del postulandato nel monastero delle Clarisse di Sant’Erminio a Monteluce. Il racconto della sua vocazione

 (https://www.lanazione.it/umbria/diventa-suora-4670e9f2)



Perugia, 10 aprile 2025 - Come può una ragazza carina, con il fidanzato, una famiglia unita e un percorso universitario di tutto rispetto decidere di chiudersi in convento e abbracciare completamente la spiritualità, tanto da decidere di prendere i voti delle Clarisse? 

Succede a Elisa Curti, perugina di 25 anni: il  21 aprile, Lunedì dell’Angelo, la giovane della parrocchia di San Fortunato della Collina, un paesino a due passi da Perugia, inizia il cammino del postulandato nel monastero delle Clarisse di Sant’Erminio.  "Una famiglia amorevole, la laurea magistrale in Lettere classiche - riporta il sito della Diocesi -  un cammino di fede che la porta a chiedere di abbracciare la vita religiosa". 

Ma ecco il racconto della sua vocazione. “Fin da piccola ho ricevuto in famiglia una formazione cristiana. Partecipavo regolarmente al catechismo in parrocchia e alla Messa domenicale. Ma la mia vita è cambiata in modo significativo quando ho compreso che quel Dio di cui tanto sentivo parlare era una Persona viva, che desiderava entrare in relazione con me e che, poco a poco, divenne una Presenza indispensabile nelle mie giornate.  Cominciai ad instaurare un rapporto sempre più profondo con Gesù, ed Egli mi fece la grazia di comprendere quanto mi amasse: Egli aveva dato la vita, aveva donato tutto Se stesso per me!  Questa esperienza mi spinse ad interrogarmi su come poter rispondere concretamente a Colui che tanto mi aveva amato e nel mio cuore cominciai a coltivare segretamente il desiderio della vita religiosa. 
"Dopo un periodo di ribellione adolescenziale - prosegue Elisa - , Dio, che è fedele, trovò il modo di attirarmi di nuovo a Sé, e da allora presi sul serio questa mia ricerca, iniziando un percorso di discernimento vocazionale. In questi anni ho ricevuto tutto ciò che una persona potrebbe apparentemente desiderare: una famiglia amorevole che non mi ha fatto mancare mai nulla, una carriera universitaria brillante, coronata dalla laurea magistrale in Lettere classiche, un fidanzato, solidi e sinceri rapporti di amicizia, una vita di fede vissuta intensamente nel servizio in parrocchia. Eppure, tutto questo non riusciva a riempire pienamente il mio cuore e ad appagare fino in fondo i miei desideri.
Il richiamo a rispondere con maggiore generosità all’amore di Dio, donando tutta me stessa a Colui che “mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20), non si è mai spento, anzi, è cresciuto sempre più fino a diventare irresistibile, al punto che, attraverso tanti piccoli “sì”, sono giunta a chiedere di poter entrare nel monastero delle Clarisse di Sant’Erminio, dove verrò accolta il prossimo 21 aprile per iniziare il cammino del postulato. Pregate per me!”.

domenica 26 gennaio 2025

Suor Cristiana, la religiosa che dalla clausura "comunica" il Vangelo alle carceri d’Italia

 

In occasione del Giubileo del mondo della Comunicazione, la storia della clarissa che, da cinque anni, dal suo monastero fa pervenire l’annuncio in tutti gli istituti di pena del Paese. Da questa esperienza sono nati molti libri, un format radiofonico e a breve un musical che sarà rappresentato anche in carcere

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Da 35 anni vive nell’incantevole monastero di Santa Chiara a Biancavilla, in provincia di Catania, con la sua comunità di clarisse, ma per suor Cristiana Scandura celarsi al mondo non è stato chiudersi alla vita, semmai l’esatto contrario: “Da questo piccolo luogo – spiega ai media vaticani – abbraccio il mondo intero con la preghiera e l’offerta della vita, ma anche con l’ascolto, l’accoglienza e l’annuncio del Vangelo”. Da cinque anni, poi, ha scoperto quella che chiama “vocazione nella vocazione”: portare la misericordia e la tenerezza di Dio ai “fratelli carcerati” attraverso le riflessioni che ogni due mesi invia ai cappellani di tutti gli istituti di pena.

“Come Maria ai piedi della Croce”

Inizialmente suor Cristiana invia alcuni suoi spunti di catechesi al carcere di Catania, ma in pochi mesi le sue parole di fiducia e attenzione verso i detenuti letteralmente esplodono, tanto che la cercano da 230 istituti italiani. Da questa esperienza è scaturita una fitta corrispondenza con molti degli ospiti che vi sono rinchiusi: “I fratelli detenuti mi scrivono raccontandomi le loro storie e le loro sofferenze – racconta – ma anche come siano colpiti dal fatto di ricevere attenzione da parte di una suora, mi esprimono una profonda gratitudine e affermano di sentirsi cercati e protetti come da una madre, avvertono la mia vicinanza come quella di Maria ai piedi della Croce e questo dà loro la forza di cambiare”.

La luce di Cristo oltre le grate

La storia non finisce qui. Dalla corrispondenza che la religiosa ha con i detenuti, sono nate le pubblicazioni di diversi libri, come Un raggio di sole oltre le grate e Dalle tenebre alla luce, nei cui titoli ricorre il messaggio di luce e amore che è Cristo: “L’obiettivo è sempre portare la buona notizia del Vangelo che l’amore di Dio verso di noi non si spegne, nemmeno con i nostri errori o i nostri fallimenti – afferma - questa certezza apre il nostro cuore alla speranza di cambiare”. Quella speranza che è protagonista del Giubileo in corso, in preparazione al quale, suor Cristiana ha fatto recapitare negli istituti di pena con i quali è in contatto, settemila copie del suo ultimo libro Dalle tenebre alla luce, dove ha riunito alcune delle riflessioni più importanti alle lettere più significative che le hanno scritto i ristretti. In primavera, poi, sarà messo in scena anche un musical tratto da queste esperienze, intitolato Oltre le grate, che si spera possa essere rappresentato anche in carcere.

Carcere e clausura: due reclusioni diverse ma con affinità

A Viterbo, nell’Archivio generale della Federazione delle Clarisse Urbaniste d’Italia, è conservato un manoscritto del XVII secolo in cui vengono individuati alcuni punti di contatto tra la vita claustrale e quella carceraria: “Certamente la solitudine e il silenzio, che consente di entrare in se stessi, fare chiarezza e permette di entrare al Signore che è lì che ci aspetta – conclude suor Cristiana – e poi aggiungerei le grate: ogni volta che mi confronto con i reclusi, infatti, condividere questa separazione dal resto del mondo mi fa sentire come in famiglia o tra amici, come una di loro, e so che questa sensazione è reciproca”.