lunedì 10 novembre 2025

Beatificazione madre Eliswa Vakayil

 

Beatificata madre Eliswa Vakayil, pioniera della vita religiosa femminile in India

Nel primo pomeriggio a Kochi, in Kerala, la Messa con il rito di beatificazione della fondatrice del primo Terz’ordine dei carmelitani scalzi (Tocd) indigeno per le donne in India. Il rappresentante del Papa, cardinale Francis: Eliswa è “uno specchio” in cui ogni donna può riconoscersi
La beata Madre Eliswa

Vatican News

Un modello, uno specchio in cui ogni figlia, ogni madre, ogni donna — laica, consacrata e religiosa — può identificarsi e riconoscersi. Così il cardinale malaysiano Sebastian Francis, vescovo di Penang, ha descritto madre Eliswa Vakayil, fondatrice del primo Terz’ordine dei carmelitani scalzi (Tocd) indigeno per le donne in India. La religiosa è stata beatificata oggi, sabato 8 novembre, a Kochi, nello Stato indiano del Kerala. La celebrazione, svoltasi nel piazzale antistante la basilica santuario di Nostra Signora del Riscatto a Vallarpadam, è stata presieduta dal porporato in rappresentanza di Leone XIV. Hanno concelebrato gli arcivescovi Leopoldo Girelli, nunzio apostolico in India e Nepal, e Joseph Kalathiparambil, ordinario dell’arcidiocesi metropolitana di Verapoly. Oltre a numerosi presuli, sacerdoti, religiosi e fedeli laici, erano presenti anche suor Antony Shahila, superiora generale della congregazione delle Carmelitane teresiane (Ctc), insieme ai padri Miguel Márquez Calle e Marco Chiesa, rispettivamente preposito generale e postulatore generale dei Carmelitani scalzi.

L’attenzione e la compassione nei confronti degli esclusi

“La storia di madre Eliswa riflette il cammino di vita di ogni santo — ha detto il cardinale Francis all’omelia — : un “sì” concreto, costante e coerente in ogni situazione in cui Dio li pone”. Della nuovo beata il porporato ha sottolineato l’attrazione per l’Eucaristia, la devozione per la Vergine Maria e, soprattutto,  l’attenzione e la compassione nei confronti dei poveri e dei meno fortunati.

Sposa di Cristo e madre spirituale di tanti

Prima di avvertire la chiamata alla vita consacrata, madre Eliswa fu anche sposa, madre di una figlia e infine vedova. Ed è proprio “attraverso queste esperienze personali”, che la nuova beata “può comprendere” le esigenze di ogni donna. Infatti, “nutrendosi dell’adorazione frequente davanti al Santissimo Sacramento e compiendo continui atti di misericordia, docile allo Spirito Santo, permise a Dio di trasformare la sua identità: da sposa e madre a sposa di Cristo e madre spirituale di molti”.

Antesignana nel cammino sinodale della Chiesa

Vissuta tra il 1831 e il 1913, pioniera della vita religiosa in Kerala, madre Vakayil aprì le porte della vita consacrata alle donne cattoliche di rito sia latino sia siro-malabarese. La sua vita esemplare di fede fu d’ispirazione anche per sua sorella Thresia e per sua figlia Anna, che si unirono a lei nel medesimo cammino di vita. Tale “visione inclusiva — ha rimarcato il cardinale malaysiano — era in anticipo sui tempi ed è una vera espressione della sinodalità in azione: camminare insieme nella comunione”. Anzi: la nuova beata “mostra la via” alla Chiesa che percorre il cammino sinodale “ascoltando, discernendo e camminando insieme”.  Il fondamento della sua “fede incrollabile”, infatti, “si trova nella sua spiritualità, visione e missione, tutte radicate nella sua identità di fedele discepola di Gesù Cristo attraverso il battesimo, il cuore stesso della sinodalità”.

L’impegno in favore dell’educazione femminile

Inoltre, l’instancabile impegno della religiosa indiana in favore dell’educazione —  concretizzatosi nella fondazione di una scuola, di un orfanotrofio e di un collegio femminile — insieme alla cura pastorale delle donne più povere ed emarginate, sono “una testimonianza duratura della sua ardente compassione e della sua fede”. In quest’ottica, ha proseguito il rappresentante del Papa, “trascendendo ogni confine, madre Eliswa può relazionarsi con ogni cattolico, ogni cittadino dell’India e con tutta l’umanità”.

Una vita coraggiosa

Il cardinale Francis ha quindi ricordato il miracolo che ha portato alla beatificazione della religiosa, ovvero la guarigione di una bimba nel grembo materno. Ora che madre Eliswa è beata, ha aggiunto, “innumerevoli cuori continueranno a essere elevati e ispirati dalla sua vita santa, coraggiosa e incrollabile di fede e d’amore”.

Faro di speranza per i nostri tempi

Dunque, in questo “momento storico per la famiglia carmelitana mondiale”, nonché per la Chiesa in India e per la Chiesa universale, l’incoraggiamento conclusivo del cardinale Francis è andato a “tutte le donne consacrate, tutte le madri e tutti coloro che soffrono in silenzio e tuttavia scelgono di amare”, sulle orme della nuova beata, vero e proprio “faro di speranza e madre spirituale per i nostri tempi”.

venerdì 7 novembre 2025

Vita contemplattiva: Carmelo di Glumslöv

 

Svezia, uno sguardo alla vita contemplativa: suor Elisabetta nel Carmelo di Glumslöv

Le Suore del monastero a colloquio con i giornalisti

In un Paese in cui i cattolici costituiscono meno del due per cento della popolazione e gli ordini contemplativi sono scarsamente rappresentati, suor Elisabetta del monastero delle Carmelitane di Glumslöv offre uno sguardo straordinario su una forma di vita quasi sconosciuta in Scandinavia

Mario Galgano – Glumslöv (Svezia)

Suor Elisabetta, originaria dell'isola di Rügen e cresciuta in una famiglia cattolica nell'est della Germania, descrive la sua strada verso il Carmelo come una ricerca della sua vocazione. Poiché la Chiesa cattolica non era molto presente nella sua regione d'origine, decise di studiare teologia in Baviera. Lì, durante il periodo di studio e di ricerca della volontà di Dio, si rese conto che voleva entrare nel Carmelo. Il suo parroco le aveva ricordato i suoi precedenti viaggi giovanili in Svezia, durante i quali aveva già visitato questo monastero. La decisione è stata quindi "abbastanza rapida". Per quanto riguarda la preghiera contemplativa che l'ha sempre attratta, ha scritto la sua tesi sulla preghiera interiore di Teresa d'Avila. La preoccupazione iniziale se la clausura fosse compatibile con il suo temperamento – è cresciuta con molti fratelli – si è placata dopo un mese ad Assisi, dove ha avuto la sensazione di non voler più uscire. "Voglio rimanere dentro", si rese conto, e la clausura non era "un problema" per lei.

La vita nel monastero

Attualmente 13 suore vivono nel Carmelo di Glumslöv. Il suo compito principale è la preghiera contemplativa, la ricerca dell'unione con Dio. La comunità crede che questa unione "abbia conseguenze per il mondo", nella "forza" o "soluzione curativa" e nella penitenza per i peccati del mondo. "Molte persone hanno dimenticato Dio, molte persone hanno dimenticato Gesù e noi cerchiamo semplicemente di donarli e forse anche più di quanto sarebbe necessario donare", ha affermato suor Elisabetta. La vita quotidiana nel monastero comprende anche compiti pratici come cucinare e confezionare abiti, che tuttavia sono tutti al servizio della preghiera, che viene sempre al primo posto. Secondo suor Elisabetta, il monastero attira i giovani. Ciò è dovuto al fatto che le suore cercano di vivere "il più vicino possibile" alle costituzioni originali di Santa Madre Teresa d'Avila. Per suor Elisabetta stessa, questo è stato un motivo decisivo per scegliere questo Carmelo, perché lì vedeva realizzata la vita concreta che aveva studiato nelle Scritture.

Il mondo esterno

Il contatto con il mondo esterno è disciplinato per le suore carmelitane. Il normale contatto con genitori, familiari e amici è possibile, ma ridotto. Le visite in famiglia sono limitate a sette giorni all'anno, la comunicazione avviene principalmente per lettera, anche se l'aumento dei costi di spedizione la rende più difficile. Le notizie dal mondo arrivano alle suore principalmente attraverso la madre priora, ma anche attraverso amici e visite familiari. Si impara "ciò che è più importante", non necessariamente tutti i dettagli. Il contatto con i vicini è diverso: alcuni hanno un atteggiamento positivo, altri, ad esempio, percepiscono negativamente il suono delle campane. Esistono anche le "aggressioni contro la fede" o "il cristianesimo in generale".

Le suore in Svezia

Oggi in Svezia le religiose sono viste come qualcosa di "piuttosto esotico". Suor Elisabetta stima il numero totale di suore in Svezia tra le 100 e le 111, contro i circa nove milioni di abitanti. Inoltre, ci sono poche comunità protestanti, spesso solo con due o tre sorelle. Alla domanda su ciò che è più bello e più difficile nella vita quotidiana dell'Ordine, suor Elisabetta risponde: "La cosa più bella è Gesù". L'unione con Dio è la cosa più bella che ci sia. Come aspetto personalmente più difficile ha citato la vita comunitaria, difficoltà che attribuisce al proprio temperamento.

Capitoli generali delle Religiose di Gesù-Maria e delle Scalabriniane

 

Il Papa alle religiose: continuare con tenacia a spendersi nella carità



Leone XIV ha ricevuto in udienza questa mattina in Sala Clementina un centinaio di partecipanti ai Capitoli generali delle Religiose di Gesù-Maria e delle Scalabriniane. Il Pontefice ha incoraggiato le due congregazioni, “nate dallo stesso amore per i poveri”, a “vivere queste giornate in umile ascolto di Dio” e "in coraggiosa attenzione ai bisogni degli altri". L'invito anche a non aver paura di "abbandonare le proprie sicurezze e avventurarsi in sentieri nuovi"

Daniele Piccini – Città del Vaticano

Nessuno dei fondatori delle Religiose di Gesù-Maria e delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, “si è tirato indietro, né si è scoraggiato e il segreto di tanta fedeltà è da ricercare proprio nell’incontro con Gesù Risorto”. Sulla loro scia, non "temere di abbandonare le proprie sicurezze, avventurandosi, se il Signore lo chiede, in sentieri nuovi" e, soprattutto, "continuare con coraggio e tenacia a spendersi nella carità". Nel suo saluto ai partecipanti ai capitoli generali delle due congregazioni - in tutto circa un centinaio -, durante l’udienza di questa mattina, 6 novembre, in Sala Clementina, Leone XIV ha invitato a guardare al loro Principio, a quella “fedeltà” da dove “tutto è cominciato”, scintilla della loro fondazione. “Da lì si comincia e da lì si riparte, quando necessario”, ha detto il Pontefice.

I capitoli generali

Le due congregazioni, ha sottolineato il Papa, sono nate “pur in circostanze diverse, dallo stesso amore per i poveri”, “verso le giovani in condizioni di disagio” ed i migranti. La Religiose di Gesù-Maria sono una congregazione di diritto pontificio e di spiritualità ignaziana, fondata da santa Claudina Thévenet a Lione, in Francia, il 6 ottobre 1818. Dallo scorso 15 ottobre sono state impegnate, a Roma, presso la Casa Generale di via Nomentana, nei lavori del loro 38.mo Capitolo generale sul tema “Dove tu andrai, andrò anch’io” (Rut, 1, 16). Le Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, conosciute anche come suore Scalabriniane, sono state fondate nel 1895 da san Giovanni Battista Scalabrini e hanno come cofondatori la beata Assunta Marchetti (1871 –1948) e il venerabile don Giuseppe Marchetti (1869-1896). Dal 16 ottobre fino al 9 novembre 2025, a Rocca di Papa, vicino Roma, lavorano al loro 15.mo Capitolo generale ispirato al passo biblico “Gesù stesso si avvicinò” (Lc 24,15).

L’iniziativa di Dio e la risposta dell’uomo

E proprio a partire dalla felice complementarietà dei temi al centro dei due capitoli generali, si è snodata la riflessione di Papa Leone per il suo discorso. Nel Vangelo di Luca il Signore prende l’iniziativa, ha spiegato il Vescovo di Roma: "Gesù si affianca ai discepoli di Emmaus e cammina con loro, per portarli a riconoscerlo nello Spezzare il Pane e fare di loro degli apostoli della sua Resurrezione”. Mentre nel libro di Rut, nel Vecchio Testamento, è la donna che si assume la responsabilità di una scelta di carità: “La giovane moabita – ha argomentato il Pontefice – pur potendolo fare, non abbandona la vecchia suocera Noemi, rimasta sola, ma la segue in terra straniera, per assisterla fino alla fine”.

Gesù al centro

Poi il Papa ha aggiunto preziosi suggerimenti su come affrontare un Capitolo generale, un momento in cui “Gesù vi si affianca e cammina con voi per aiutarvi a rileggere, nella luce della sua Pasqua, la vostra storia”. Leone XIV ha esortato a mettere Gesù al centro, dando “molto spazio alla preghiera e al silenzio” perché “le migliori illuminazioni più importanti si colgono in ginocchio”, ossia pregando “davanti al Tabernacolo e nell’ascolto della Parola”. Solo così, ha aggiunto citando l’Angelus di Papa Francesco del 26 ottobre del 2014, “si diventa sempre più capaci di ‘cercare il volto di Dio nel fratello e nella sorella bisognosi’”. Anzi, di vedere nel prossimo ”un’epifania della presenza divina”, ha detto ancora Leone XIV, citando questa volta san Giovanni Paolo II nell'omelia per la canonizzazione di Claudine Thévenet e di Teresa de Jesús de Los Andes il 21 Marzo 1993.


Leone XIV saluta suor Luiza Dal Moro, eletta pochi giorni fa nuova Superiora Generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo.   (@Vatican Media)

Ascoltare i bisogni degli altri

Il Papa ha infine rivolto gli auguri a suor Luiza Dal Moro, che lo scorso 2 novembre, durante il Capitolo, è stata eletta superiora generale della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo per il prossimo sessennio. Infine ha invitato tutte le sorelle presenti “a vivere queste giornate in umile ascolto e in coraggiosa attenzione ai bisogni degli altri”, ringraziandole per quanto fanno “in tante parti del mondo” e promettendo loro di ricordarle nella preghiera.