venerdì 17 ottobre 2025

Papa Leone XIV incontra le Agostiniane Recollette della Federazione del Messico

 

Se l'amore non è fuoco ogni fatica di carità è senza senso

Nel suo saluto alle Agostiniane Recollette della Federazione del Messico, il Papa rilegge in chiave contemporanea gli scritti di San Tommaso di Villanova: camminiamo verso Cristo su due vie, "servendo come Marta nelle opere di misericordia o riposando come Maria ai piedi di Gesù per contemplare la verità"

Buongiorno a tutti! Siete venuti a Roma in questo Anno Santo per vivere un momento di incontro con il Signore, che vedo vi ha riempito di gioia. San Tommaso da Villanova, commentando i soliloqui di sant’Agostino, illustra l’origine di questa gioia: «Non sei tu [Signore] una cosa e un’altra la tua ricompensa, ma sei tu stesso la ricompensa incommensurabile» ( Opere complete , II, 89).

Per incontrare il Signore nella vita che abbiamo abbracciato con tanta gioia, dobbiamo, come pellegrini, seguire un cammino. Ce ne sono molti, certo, ma tutti si riducono a due: «misericordia e verità» ( Sal 24,10). Lungo questi due cammini, camminiamo verso il Signore, servendo come Marta nelle opere di misericordia o riposando come Maria ai piedi di Gesù per contemplare la verità ( Lc 10,38-41) (cfr ibid ., VIII/2-3, 77).

Il santo Vescovo di Valencia ci dice che questa è la via indicataci dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo, la via dell’amore: «O via deliziosa dell’amore!», dice il santo. «C’è forse qualcosa di più facile, di più soave che amare? [...] La via dell’amore è molto facile, sia verso Dio sia verso il prossimo. Quanto è facile questa via! Quanto è bella e soave questa via!». Pertanto, tutti coloro che hanno raggiunto la meta «l’hanno fatto per questa via» ( ibid ., II, 247).

Questo amore non è qualcosa che si conquista con la fatica, ma si riceve come dono. San Tommaso ci dice: «Per quante cose Dio ti dia, se non ti dona il suo amore, ti ha rinnegato se stesso» ( ibid. , VIII/2-3, 107). Il nostro cammino si concretizza così a partire dal cuore: «Dio, infatti, non guarda cosa o quanto fai, ma quanto avanzi nel desiderio e nell’amore di Lui, perché, se è vero che ciascuno sarà giudicato dalle sue opere, tuttavia il peso delle opere è la carità del cuore» ( ibid. , VI, 487). Inoltre, se manca il fuoco dell’amore, il lavoro perde il suo senso e diventa «un peso per l’anima», ma «dove c’è amore non c’è tristezza» ( ibid., II, 63).

Care sorelle, invochiamo la materna protezione della Madre del Buon Consiglio e l'intercessione di san Tommaso da Villanova, che tanto amò la missione in America (cfr ibid ., III, 411), per percorrere con pazienza e coraggio questo cammino di perfezione fino alla fine (cfr ibid ., VII, 331).

martedì 14 ottobre 2025

Giubileo della vita consacrata

Giubileo della vita consacrata

 

Nello spirito del Giubileo “Pellegrini di Speranza”donne e uomini consacrati provenienti da ogni angolo del mondo si sono recati a Roma per partecipare al Giubileo della Vita Consacrata, celebrato dall’8 al 12 ottobre 2025. L’incontro è diventato un mosaico vivente di lingue, culture, carismi e forme di vita consacrata: suore e fratelli religiosi, membri di società di vita apostolica, istituti secolari, l’Ordo Virginum, uomini e donne contemplativi, eremiti e rappresentanti di nuove forme di consacrazione. Insieme, hanno offerto una luminosa testimonianza della dolce danza dello Spirito che si muove nella ricca diversità delle vocazioni della Chiesa.
 
Il Giubileo, svoltosi nell’arco di diversi giorni, è nato da una sentita collaborazione tra il Dicastero per l’Evangelizzazione — che ha organizzato i primi due giorni, accogliendo oltre 15.000 partecipanti — e il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che ha curato il programma centrale, riunendo circa 4.000 partecipanti accreditati in un clima di fede, gioia e comunione.

sabato 11 ottobre 2025

Giubileo della vita consacrata

La missione dello jobel

suor Simona Brambilla al giubileo della vita consacrata


Grazie a tutti, a tutti e grazie a padre José Enrique per questa introduzione.
Alcune parole: è bello vedere tante persone, tanti di voi consacrati in quest'aula. Vorrei davvero rivolgere a tutti e a tutte un caloroso saluto da parte del Dicastero.

 E' il terzo giorno che viviamo insieme, celebrando questo giubileo della vita consacrata. In questi giorni avete già incontrato qua e là alcuni di noi nel Dicastero, durante la veglia di preghiera in San Pietro mercoledì sera, poi durante la celebrazione eucaristica presieduta ieri mattina dal Santo Padre, durante gli incontri dei diversi gruppi e forme di vita consacrata ieri pomeriggio, durante l'animazione nelle tre piazze ieri sera e durante la messa stamattina. Oggi noi tutti del Dicastero siamo qua, in mezzo a voi, e vogliamo dirvi la nostra gioia nell'incontrarvi e nell'essere compagni di cammino.

 Oggi ci troviamo tutti assieme qui, in questa stupenda aula che ha ospitato l'Assemblea Sinodale, per riflettere, per condividere sulla speranza e per incontrare insieme tra poco il Santo Padre. Mi sembra bello evocare di nuovo in questo momento un'immagine molto pertinente al giubileo, quella dello jobel, cioè quel suono dello strumento che nella tradizione ebraica viene utilizzato per annunciare l'inizio dell'anno giubilare. E' il corno di montone questo strumento, il shofar, e dal nome di questo suono del corno, jobel, sembra derivare il termine giubileo.

 Il suono dello jobel annuncia diverse feste, tra cui quella del giorno dell'espiazione, lo Yom Kippur. E questa festa ricorre ogni anno, ma assume un significato particolare quando coincide con l'inizio dell'anno giubilare. Nella Bibbia troviamo vari riferimenti al giubileo che doveva essere convocato ogni 50 anni perché era l'anno in più da vivere ogni sette settimane di anni.

 Anche se difficile da realizzare, il giubileo era proposto come occasione nella quale ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e con il creato. E comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni alienati e il riposo della terra. Nell'immagine dello jobel possiamo intravedere la missione nostra, la missione della vita consacrata: essere un canale vivente attraverso il quale il soffio di Dio passa, attraverso il quale Dio soffia la sua melodia, annunciando una trasformazione nel segno di relazioni giuste, rispettose e feconde con Dio, tra noi e col creato.

 E nel segno della riconciliazione, del perdono, della restituzione e della riparazione è Dio con il suo soffio che compie questa trasformazione. A noi tocca essere semplici canali, canali vuoti, viventi, liberi, liberi da tutto ciò che non è Dio.

 Per lasciare che lui, Dio, ci riempia, ci riempia della sua melodia. E questa melodia arrivi al cuore della persona e al cuore del creato. Guardandoci notiamo quanto siamo diversi, persone diverse, provenienze, culture, esperienze ecclesiali diverse, diverse forme di vita consacrata, diversi carismi.

 Sì, siamo come tanti Jobel diversi, ognuno con il suo suono unico e irripetibile. Allora l'immagine dell'orchestra, che era un'immagine cara al Santo Padre Francesco, può trovare in noi un'applicazione vivace. Papa Francesco diceva così: una sinfonia vive nella sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti. Ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte tutto l'insieme. La diversità è necessaria, è indispensabile, ma ogni suono deve concorrere al disegno comune. Il Santo Padre continuava: e per questo è fondamentale l'ascolto reciproco. Ogni musicista deve ascoltare gli altri. Se uno ascoltasse solo se stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia. E lo stesso avverrebbe se una sezione dell'orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come se fosse il tutto.

 Fino a qui, Papa Francesco. Ecco, noi siamo qui per suonare assieme, per suonare assieme la sinfonia del Giubileo della Speranza. Come jobel, come canali vuoti e diversi, canali del soffio di Dio.

 Allora buon ascolto, buona musica, seguendo lo spartito che lo Spirito oggi ci rivelerà. Grazie, grazie a tutti e a tutte di essere qui.