sabato 20 settembre 2025

Il Papa ai religiosi: cogliere i segni dei tempi per servire chi ha bisogno

 

DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV AI PARTECIPANTI AI CAPITOLI GENERALI E ASSEMBLEE DI VARIE CONGREGAZIONI E ISTITUTI: MISSIONARI DEL PREZIOSISSIMO SANGUE; SOCIETÀ DI MARIA (MARISTI); FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA; ORSOLINE DI MARIA IMMACOLATA

Cari fratelli e sorelle, Eminenza,

sono molto contento di incontrarvi in occasione dei vostri Capitoli e Assemblee.

Saluto la Superiora e i Superiori Generali presenti e tutti voi, impegnati in questi giorni in un lavoro di ascolto e discernimento. Alcune delle vostre Congregazioni sono elettive, e anche questo è un dono grande per la Chiesa e una grande responsabilità, che affidiamo assieme al Signore.


Quella dei vostri Istituti «è una testimonianza splendida e varia, nella quale si rispecchia la molteplicità dei doni elargiti da Dio a fondatori e fondatrici che, aperti all'azione dello Spirito Santo, hanno saputo interpretare i segni dei tempi e rispondere in modo illuminato alle esigenze via via emergenti» (S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Vita consecrata, 9).

Così Brigida di Gesù Morello, già nel diciassettesimo secolo, attraverso la formazione delle giovani, in tempi nei quali non sempre la società ne riconosceva appieno il valore, inaugurava un’opera di promozione della donna che avrebbe portato molti frutti nel futuro. Allo stesso modo San Gaspare del Bufalo, due secoli dopo, a Roma, con le missioni popolari e con la diffusione della devozione al Sangue di Cristo, si impegnava a combattere il dilagante spirito di “empietà e irreligione” che affliggeva il suo tempo. Un’impresa simile affrontava, in Francia, padre Jean-Claude Colin, ispirandosi, nel suo apostolato, allo spirito di umiltà e nascondimento di Maria di Nazaret. Infine, negli anni novanta del ventesimo secolo, sulle orme di San Francesco e di San Massimiliano Kolbe, nascevano i Frati Francescani dell’Immacolata.



È questa la poliedrica eredità che vi porta qui, oggi, e di essa possiamo sottolineare alcuni aspetti unificanti.

Il primo è l’importanza, nella vocazione religiosa che condividete, della vita comune, come luogo di santificazione e fonte di ispirazione, testimonianza e forza nell’apostolato. In essa «l’energia dello Spirito che è in uno passa contemporaneamente a tutti» (ivi, 42) e «non solo si fruisce del proprio dono, ma lo si moltiplica nel farne parte ad altri e si gode del frutto del dono altrui come del proprio» (ibid.). Non per nulla lo Spirito Santo ha ispirato a chi vi ha preceduto di unirsi a sorelle e fratelli che la Provvidenza ha posto sul suo cammino, perché nella comunione dei buoni il bene si moltiplicasse e crescesse. Così è stato agli inizi delle vostre fondazioni e lungo i secoli e così continua ad essere anche ora.

Il secondo aspetto su cui vorrei soffermarmi è il valore fondamentale, nella consacrazione religiosa, dell’obbedienza come atto d’amore. Gesù ce ne ha dato l’esempio nel suo rapporto col Padre: «Non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 5,30). In proposito, Sant’Agostino sottolinea con forza lo stretto rapporto che c’è, nella vita cristiana, tra obbedienza e amore vero: «A voi sta a cuore la carità – dice in un discorso –; ora l’obbedienza è sua figlia […], la radice è sottoterra, i frutti allo scoperto. Non credo a ciò che è abbarbicato al suolo se non vedo quel che pende sul ramo. Hai la carità? Mostramene il frutto! Fa’ che io veda l’obbedienza […]. Che io possa stringere fra le braccia la figlia per riconoscere la [fecondità della] madre» (Sermo 359 B, 12). Oggi parlare di obbedienza non è molto di moda: la si considera una rinuncia alla propria libertà. Ma non è così. L’obbedienza, nel suo significato più profondo di ascolto fattivo e generoso dell’altro, è un grande atto d’amore con cui si accetta di morire a sé stessi perché il fratello e la sorella possano crescere e vivere. Professata e vissuta con fede, essa traccia un cammino luminoso di donazione, che può aiutare molto il mondo in cui viviamo a riscoprire il valore del sacrificio, la capacità di rapporti duraturi e una maturità nello stare insieme che va oltre il “sentire” del momento per cementarsi nella fedeltà. L’obbedienza è una scuola di libertà nell’amore.

Infine, il terzo aspetto su cui vorrei soffermarmi è l’attenzione ai segni dei tempi. Senza questo sguardo aperto e sollecito sulle reali esigenze dei fratelli, nessuna delle vostre Congregazioni sarebbe mai nata. I vostri fondatori e fondatrici sono stati persone capaci di osservare, valutare, amare e poi partire, anche a rischio di grandi sofferenze, anche a costo di rimetterci del proprio, per servire i fratelli nelle loro reali necessità, riconoscendo nell’indigenza del prossimo la voce di Dio. Per questo è importante per voi lavorare nella memoria viva di tali inizi coraggiosi, non nel senso «di fare dell’archeologia o di coltivare inutili nostalgie, quanto piuttosto di ripercorrere il cammino delle generazioni passate per cogliere in esso la scintilla ispiratrice, le idealità, i progetti, i valori che le hanno mosse» (Francesco, Lett. ap. A tutti i consacrati in occasione dell'Anno della Vita Consacrata, 21 novembre 2014, I, 1), individuandone potenzialità magari ancora inesplorate, per metterle a frutto nel servizio del “qui e adesso”.

Carissimi, so quanto bene voi fate ogni giorno, in tante parti del mondo, un bene spesso sconosciuto agli occhi degli uomini, ma non a quelli di Dio! Ve ne ringrazio e vi benedico di cuore, incoraggiandovi a continuare con fede e generosità la vostra missione. Grazie!