domenica 9 marzo 2025

Da Vatican News

 

India, la penna di una suora per difendere donne umiliate e abusate

Storie di diritti violati. La paolina Lissy Maruthanakuzhy con la sua scrittura sostiene l’emancipazione e la promozione sociale di tutte coloro che ancora nel Paese vivono la sottomissione di padri e mariti: “Sui mass media amplifico l’amore di Cristo”
Paolo Affatato – Città del Vaticano

La paolina suor Lissy Maruthanakuzhy

C’è stata la tragica storia di una donna nello stato indiano di Kerala a scuotere la vita di suor Lissy Maruthanakuzhy, 67 anni, delle Figlie di San Paolo, da cinquanta impegnata ad annunciare il Vangelo soprattutto, ma non solo, con il servizio di apostolato nei mass media. «Nel febbraio scorso abbiamo celebrato in comunità il Giubileo della vita consacrata con preghiere, riflessioni, condivisione fraterna, doni reciproci, in un’atmosfera di entusiasmo e gratitudine», racconta ai media vaticani: «Mentre gioivo di essere una donna consacrata, una vocina diceva dentro di me: che dire delle donne impegnate nei lavori più umili, di quelle abusate, che lottano per la sopravvivenza o per un briciolo di riconoscimento e dignità?». Nei momenti in cui si vivono le contraddizioni di una vita che può sembrare confortevole, riemerge il bisogno di autenticità della vocazione: «Come suora paolina, ho imparato dal beato Giacomo Alberione che la penna è più potente della spada: il mio desiderio immediato è stato continuare a scrivere, portare alla luce le loro storie, ma anche sostenerle nell’emancipazione e nella promozione sociale».

Una tradizione che sottomette la donna

Così suor Lissy rinnova ogni giorno la sua vocazione di donna che ha scelto di dedicare la vita a Dio e al prossimo in una nazione come l’India dove — anche se la Costituzione riconosce l’uguaglianza, parità di diritti e opportunità — la cultura tradizionale considera la donna sottomessa all’uomo, prima sotto il controllo del padre e poi, una volta data in sposa, sotto quello del marito. La religiosa racconta l’evento che di recente ha scosso lei e, rileva l’agenzia Fides, l’intera Chiesa cattolica in Kerala. Una donna di 43 anni, infermiera, si è suicidata gettandosi sotto un treno in corsa con le due figlie di 10 e 11 anni. «Era stata respinta dal marito, nessuno dei parenti poteva sostenerla e anche la comunità cattolica, evidentemente, non ha fatto abbastanza per aiutarla. Era disperata», dice commossa. «Mi sento chiamata a coinvolgermi in queste situazioni, a cercare di essere un seme di speranza per evitare simili tragedie», osserva richiamando il senso del Giubileo. «Mi interpella, ora, la situazione di due giovani donne con bambini, che vivono a Goa, nel mio quartiere, abbandonate dai loro mariti, sole, vulnerabili, in stato di povertà e prostrazione. Nell’Anno santo, insieme alle mie consorelle, spero di riuscire a trovare mezzi e strade per restituire loro un pizzico di fiducia nel futuro».

Scrivere per trasmettere agli altri

Suor Lissy si ispira alla preghiera che accompagna le paoline verso il prossimo Capitolo generale, che recita: «Signore, illumina i nostri occhi per vedere oltre le nostre fatiche. Amplifica le nostre voci per gridare speranza al nostro mondo ferito. Modella le nostre mani e i nostri piedi per dare un corpo al tuo sogno di felicità per tutta l'umanità». Tale slancio suor Lissy lo ha trovato nel cuore fin da ragazza. Nata in una famiglia cattolica, ha ricevuto un’educazione religiosa e un esempio di fede: «I genitori e i nonni si alzavano presto e pregavano alle 4 del mattino prima di partire per il lavoro nei campi. Ci accompagnavano alla messa del sabato. A casa, al suono della campana della chiesa, alle 7, ci inginocchiavamo insieme e il nonno iniziava le preghiere serali. In tale atmosfera, in casa, la mia fede cresceva». Inoltre «nella scuola di Kottayam, in Kerala, uno dei nostri insegnanti diceva che scrivere è un modo per trasmettere un messaggio agli altri. Ci diede il compito di scrivere una storia in classe. Lì ho scoperto la mia passione e ho capito cosa avrei voluto fare nella vita».

La paolina suor Lissy Maruthanakuzhy

Scrittura e missione

La religiosa ricorda una rivista della diocesi chiamata “Kunjumissionary” (Il piccolo missionario) che «pubblicava regolarmente storie di missionari», preziose fonti di ispirazione. Pochi anni dopo, incuriosita, Lissy partecipa a un’iniziativa delle Figlie di San Paolo chiamata Vieni e vedi. «Qui — sottolinea — ho conosciuto il beato Giacomo Alberione e appreso che anch’egli aveva utilizzato la scrittura e la carta stampata per annunciare il Vangelo. Ne sono rimasta affascinata». A 17 anni si unisce alle paoline e così coniuga scrittura e missione. La scrittura non è un mezzo per raggiungere il successo bensì «una via feconda di annuncio dell’amore di Dio», rimarca. Oggi «sono grata di poter scrivere per agenzie come South Asian Religious News Agency, United Catholic Asia News o per il sito web Mattersindia di New Delhi, che traccia il volto della comunità cattolica indiana». Inoltre, «grazie al portale americano Global Sisters Report, posso diffondere in tutto il mondo le storie di speranza o le necessità delle donne». Nuove sfide, nel frattempo, si stagliano all’orizzonte: «I social media possono “dare ali e piedi al Vangelo”, come afferma suor Tecla Merlo, nostra prima madre generale. E un canale televisivo cattolico mi offre l’opportunità di intervenire in programmi tv». Dalla parola scritta al video, il fine ultimo di suor Lissy è sempre donare l’amore di Cristo a chi non lo conosce.

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